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Oggi essere genitori di adolescenti e non solo, richiede una sfida ancora più grande rispetto al passato, perché il mondo con cui i figli si trovano ad avere a che fare non è più solamente quello “reale”. L’ esplosione tecnologica che caratterizza la nostra epoca consente ormai di parlare di un vero e proprio mondo parallelo, quello on-line.

Benché non si tratti di una novità così recente, lo è il fatto che il secondo sta soppiantando o rischia di soppiantare del tutto, il primo.

Per mondo virtuale intendiamo un terreno molto vasto, che non riguarda solamente social network e chat, ma anche i videogiochi; questi, supportati dalla rete consentono il crearsi di infiniti “sottomondi” in cui essere chi si vuole, dove si vuole, con chi si vuole, senza muoversi dalla propria stanza.

Le generazioni degli adolescenti nativi digitali

Non vorrei sembrare troppo dura, ma è bene sapere che è un terreno su cui l’adulto non ha grosse speranze: le nuove generazioni infatti sono quelle dei così detti nativi digitali; indigeni della rete, che in essa si muovono con una destrezza naturale, innata. Se nel mondo reale possiamo parlare loro “per esperienza”, con la “saggezza” di chi ci è già passato da lì, sentendoci sicuri e sentendo di avere un certo controllo; nel virtuale questo non esiste. Puntare sul controllo, quel tipo di controllo, sarebbe inutile o servirebbe unicamente ad alimentare un ovvio senso di impotenza e inefficacia.

Vediamo insieme quali atteggiamenti possono invece avere senso

– Evitare i divieti assoluti. Un forse banale, ma importante presupposto è che tutto questo fa parte e farà parte della vita dei nostri ragazzi adolescenti. A nulla servirebbe tenerli lontani come fosse peste, se non a incrementare curiosità e il noto fascino per il proibito. La vera sfida per un genitore non sta nel vietare assolutamente i videogiochi, ma per esempio nell’aiutare il figlio a diversificare, a bilanciare le proprie attività di svago e ad essere consapevole del valore del tempo che ha a disposizione.

– Non demonizzare, ma conoscere. Un altro atteggiamento diffuso è quello del tenere distanza e critica, senza voler conoscere; eppure, se non possiamo contare sull’ “essere indigeni”, non possiamo che metterci nella condizione di esplorare, altrimenti resterà sempre un mondo ignoto e spaventante. Non tutti i videogiochi sono uguali e non è tanto lo strumento in sé ad essere nocivo, ma un suo utilizzo incondizionato e compulsivo. Ricerche addirittura mostrano come i videogiochi abbiano anche effetti positivi per l’apprendimento, lo sviluppo di abilità cognitive e di ragionamento.

E’ importante che il genitore dialoghi con il figlio adolescente per cogliere il suo punto di vista, che si interessi genuinamente a “cosa lui ci trovi”; magari a volte standogli vicino, proponendo di giocare insieme, altre volte semplicemente incuriosendosi del gioco che sta portando avanti.

– Presenza genitoriale. Se giustamente ci preoccupa l’idea che le relazioni virtuali dei nostri figli arrivino a sostituire quelle reali, anche noi genitori dobbiamo prestare attenzione al nostro ruolo ed evitare di cadere nell’errore di usare, sin da quando sono piccoli, i videogiochi come nostri sostituti. Da mamma so che è una tentazione spesso allettante, perché consente di guadagnare lunghi minuti di desiderata tranquillità, ma rinunciare alla presenza genitoriale non solo non ci permette di fungere da filtro rispetto ai contenuti che si possono incontrare, ma fa anche perdere credibilità e la possibilità di continuare a essere sentiti dai figli come punti di riferimento sicuri. Fa sempre parte della presenza genitoriale: mettere in guardia rispetto ai rischi legati all’interagire con sconosciuti; istruire a non dare mai informazioni personali o indicazioni specifiche; spiegare di non attivare la webcam per far vedere casa e se stessi oltre al gioco; non inviare nessun tipo di materiale ecc. L’obiettivo è che i figli sentano di avere un margine di libertà sufficiente, all’interno però di un contenitore dai confini chiari.

– Concordare il tempo. Nella chiarezza dei confini, il tempo gioca un ruolo fondamentale. I figli devono sapere che il tempo per i videogiochi c’è, ma ha un limite. Stabilirlo insieme, utilizzando magari un orologio aiuta a responsabilizzarsi e a tenere un filo con la realtà. A questo proposito, è importante sapere che l’uso notturno facilmente interferisce con la qualità e la quantità del sonno e quindi va a ledere le capacità attentive e di concentrazione, intacca l’umore, il ritmo sonno-veglia e grava sul sistema immunitario.

Nella seconda parte dell’articolo scopriremo qualche altro piccolo suggerimento… rimanete on-line!

Dott.ssa Alessandra Micheloni