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La mindfulness può essere definita come un particolare modo di prestare attenzione all’esperienza del momento presente in modo curioso, accogliente e non giudicante.  La mindfulness non è una tecnica ma uno stato della mente, uno stato di coscienza in cui i pensieri, le emozioni e le azioni vengono liberate dagli abituali e talvolta automatici schemi di elaborazione che possono attivare e mantenere alcune condizioni disfunzionali, o talvolta patologiche, attuando un progressivo processo di consapevolezza e di distacco da ciò che è inutile.

Come sottolinea Kabat-Zinn, il fondatore del primo programma di mindfulness esplicitamente utilizzato per scopi clinici (la Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness), è curioso notare il fatto che in un mondo che va sempre più veloce, che rende necessaria una sempre maggiore specializzazione a discapito della visione d’insieme, che vede nella produttività il cardine su cui reggersi, pratiche quali la mindfulness che invitano a rallentare, a prendere maggiore contatto con l’esperienza del momento presente e a notare la profonda interconnessione che lega le diverse aree del sapere e della vita e a ritrovare una maggiore connessione con il nostro corpo e i nostri bisogni, suscitino sempre maggiore interesse.

Un crescente numero di ricerche suggeriscono che la mindfulness, intesa come attenzione intenzionale al momento presente in modo non giudicante, possa essere uno strumento di primaria importanza nel trattamento dei disturbi alimentari. L’Anoressia nervosa, la Bulimia nervosa e il Disturbo da alimentazione Incontrollata sono infatti accomunati da mancanza di consapevolezza dei propri stati interni, da una tendenza ad evitare gli stessi e dal forte desiderio di mantenere un controllo sul comportamento alimentare, sui propri pensieri, emozioni e bisogni/impulsi, i quali vengono, così, repressi e negati.

Uno dei primi protocolli basati sulla mindfulness messi a punto nell’ambito dei Disturbi alimentari è il Mindfulness Based Eating Awareness Training, un programma d’intervento per la Bulimia Nervosa e il Disturbo da Alimentazione Incontrollata basato sulla mindfulness. Esso integra elementi dalla terapia cognitivo comportamentale con il protocollo di Riduzione dello Stress basato sulla Mindfulness. Il protocollo prevede 9 sessioni, durante le quali vengono affrontati i temi inerenti alle emozioni, alla possibilità di accettare e gestire alcune emozioni quali la rabbia e il senso di colpa; vengono svolti esercizi di meditazione consapevole sull’alimentazione, sul senso di fame e sazietà, sulla scelta degli alimenti, sulle sensazioni che possono scaturire attraverso il cibo e il gusto; alcuni temi vengono affrontati attraverso la meditazione sul perdono e sulla saggezza. Ciascun incontro prevede una pratica meditativa, la condivisione, la discussione dei temi e l’assegnazione di compiti da svolgere in casa che riguardano per lo più la pratica formale e informale e il pasto consapevole. Gli ultimi incontri sono caratterizzati da una riflessione sulle possibili scivolate e dunque alla prevenzione delle ricadute.

In uno dei lavori metodologicamente più completi pubblicati negli ultimi anni, Godfrey e colleghi dell’università di San Diego in California si sono focalizzati sui risultati di 19 studi volti a indagare gli effetti della mindfulness in soggetti che soffrono di disturbo da alimentazione incontrollata. Complessivamente, gli autori hanno osservato che la pratica della mindfulness sarebbe in grado di ridurre in modo significativo le abbuffate, proprio grazie all’aumento della consapevolezza dei propri stati interni e della concomitante abilità di regolarli. Sebbene diversi studi siano limitati dal focus su campioni di modeste dimensioni e dall’assenza di misure follow-up, le evidenze disponibili suggeriscono che la pratica della mindfulness potrebbe essere di grande utilità anche in una delle relazioni più importanti che quotidianamente viviamo: quella col nostro corpo e col modo con cui lo alimentiamo.  

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Alberto Chiesa