Buona parte del lavoro in psicoterapia consiste nell’aiutare la persona a comprendere la propria vita emotiva, a sviluppare un vocabolario per esprimerla e a cercare infine modalità sufficientemente funzionali per viverla nel miglior modo possibile.
Questo processo comporta il riconoscimento dell’aspetto e delle sensazioni associati alle nostre emozioni, e in un secondo tempo l’uso di tali abilità per comprendere meglio noi stessi e gli altri. Impariamo così ad apprezzare la complessità della vita emotiva e questo migliora le nostre relazioni, aiutandoci a rafforzare i legami che arricchiscono la nostra vita.
Di seguito uno scorcio di alcune pagine di un diario scritto da una persona che sta portando avanti un percorso psicoterapeutico…
“A volte sento la costruzione di me stesso prendere il sopravvento… mi manca il respiro… mi sento soffocare… mi guardo allo specchio e vedo solo un grosso pallone gonfiato pieno di nozioni e di interminabile vuoto, un vuoto talmente profondo da non lasciare spazio a nient’altro se non a se stesso.
Mi sento imprigionato in una gabbia di convenzioni, in un linguaggio che non è il mio, in un tentativo continuo di mascherare la nebbia che ho dentro per non essere di peso a nessuno. Parlo, e quando parlo a volte balbetto perché sono in imbarazzo… il mio respiro è sempre sul petto, affannoso e veloce, le mani sudano e la mia testa si chiede, contro la mia volontà, se posso risultare una persona interessante o noiosa… parlo troppo? troppo poco? sono troppo socievole? troppo poco?… ho smarrito la via di mezzo… sono avvolto dal caos, tanto che a volte le parole pensate non escono correttamente dalla bocca, quasi avessi un blackout momentaneo dal troppo affollamento.
Perchè non riesco ad essere me stesso? Come ho fatto a perdermi? Come ho fatto a chiudermi così tanto? Che mi sta succedendo?… Non riesco più a capirmi… Fuori sono la calma fatta persona, con un pizzico di frenesia… ma dentro urlo, mi dimeno e distruggo tutto… sono stanco, sempre stanco! La mente non mi concede tregua… vorrei scappare in un’isola lontana, lontano da tutto e da tutti.
L’invidia si rende manifesta ogni volta che vedo qualcuno sorridere sinceramente, perché io non ne sono più capace! Mi sento come un foglio di carta pieno di belle frasi accartocciato malamente e lanciato nel cestino dei rifiuti… il mio corpo è rigido e frigido… sembra essere insensibile a qualunque tocco… mi sento perennemente anestetizzato, qualunque cosa faccia, sia nel corpo che nella mente. Spesso sono in auto e non mi rendo conto di ciò che accade… vado per la mia strada e dentro mi chiedo se sia reale quell’ammasso di cose colorate che ho davanti a me, perché non le sento… le vedo, ma è come se fosse sempre un sogno… tutto mi sembra così irreale, senza senso, difficile, stancante…affannoso…deprimente…triste…ansioso…vado a letto che è meglio!”
La bassa autostima comporta la continua richiesta di conferma all’altro e la dipendenza dal suo giudizio, senza alcun riconoscimento delle proprie capacità. La bassa autostima con il tempo crea insoddisfazione e frustrazione che a loro volta alimentano l’ansia.
Elena Mulone ed Elisa Costanzo