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I pediatri generalmente tra i 6 e i 9 mesi di vita del neonato iniziano ad introdurre cibi diversi dal latte, unico alimento presente dalla nascita, e danno avvio a quella fase definita del divezzamentoo svezzamento (letteralmente “far perdere un’abitudine, un vizio”).

In questa fase spesso la mamma è circondata da persone che danno consigli su cosa introdurre, con quale consistenza, con quali tempistiche, in che quantità, ma spesso viene tralasciata l’importanza di far sedere il piccolo di casa a tavola con la famiglia.

Vediamo i motivi principali per cui è importante tendere fin da subito i figli a tavola con i genitori e le ricadute sulle varie aree dello sviluppo.

  1. Far sedere nel seggiolone il bambino a tavola coi genitori permette di cogliere i suoi segnali di interesse per il cibo. Osservare dove dirige lo sguardo o la mano, verso dove si indirizza il suo interesse, può dare numerose informazioni circa le preferenze verso alcuni alimenti rispetto ad altri.
  2. Dai 6 mesi il bambino inizia a sperimentare semplici azioni di coordinazione motoria (es. tenere il biberon in mano) e a raggiungere ed afferrare piccoli oggetti. Lo stare a tavola permette di affinare tutte quelle abilità di motricità fine, come posizionare la mano a pinza opponendo il pollice ad una o due dita, che gli serviranno successivamente per impugnare le posate e, nel giro di qualche anno, un mezzo di scrittura.
  3. Lo stare a tavola implica un allontanamento fisico tra madre e figlio, processo di separazione anche mentale ( che costringe entrambi a fare una rinuncia). Per il bambino l’attesa, cioè la momentanea privazione dell’oggetto di soddisfacimento, è dolorosa, ma nello stesso tempo necessaria per il suo sviluppo psicologico in quanto comprende che la mamma non è prolungamento di sé, ma che la sua felicità dipende da lei.
  4. Inoltre essendo il pasto un momento in cui esistono delle regole precise (lo stare seduti, mangiare con le posate, pulirsi col tovagliolo, …), il bambino inizia ad apprendere che esistono regole familiari ed organizzative alle quali adeguarsi e che entreranno nel bagaglio dei valori personali.
  5. Essendo una fase di separazione e attesa, nonché di regole, a volte capita che il momento del pasto diventi teatro di protesta  del bambino, dove il vero messaggio sta nella relazione: nella necessità psicologica del bambino  di separarsi/differenziarsi o nella fatica di aderire alle regole. Il leggere correttamente da parte dei genitori questa difficoltà, permette loro di rispondere su un piano relazionale e non solo puramente alimentare.
  6. Infine lo stare a tavola assieme, favorisce una comunicazione linguistica. A questa età il bambino inizia ad ascoltare e valutare la produzione vocalica dell’adulto ed inizia a collegare il suono prodotto ad altre sensazioni. Questa fase risulta fondamentale per la successiva sperimentazione vocale che l’adulto interpreterà come prime parole.

Silvia Pallavera