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Un cuore comprensivo è tutto, è un insegnante, e non può essere mai abbastanza stimato.
Si guarda indietro apprezzando gli insegnanti brillanti, ma la gratitudine va a coloro
che hanno toccato la nostra sensibilità umana.

(Carl Gustav Jung)

COS’È L’EMPATIA?

Dal termine greco “en-pathos”, che tradotto letteralmente significa “sentire dentro”, l’empatia è la capacità di mettersi al posto degli altri per comprenderli meglio, ovvero il cosiddetto “mettersi nei panni degli altri”, riuscendo a interpretare le loro emozioni e la loro prospettiva. Implica un mettere in secondo piano il proprio modo di vedere la realtà, per cercare di comprendere le percezioni di chi abbiamo di fronte.
In medicina l’empatia è considerata un elemento fondamentale della relazione terapeutica, infatti permette al medico di comprendere le sofferenze del paziente, usando questa comprensione a favore dell’iter di cura.

L’empatia vera è sempre libera
da ogni qualità diagnostica o giudicante.

(Carl Rogers)

È con lo psicologo Edward Titchener che il termine “empatia” assume il significato che anche noi oggi vi attribuiamo. Fu proprio lui a cercare una parola diversa da “simpatia” che potesse esprimere quella capacità umana di mettersi al posto degli altri per comprenderli meglio.
Il concetto, infatti, si discosta da quello di “simpatia”: quest’ultima, dal greco syn- (=insieme) e pathos (=sofferenza o sentimento), implica un vivere insieme la sofferenza (e, in generale, le emozioni), e a volte può risultare un vero ostacolo nelle situazioni terapeutiche poiché il clinico potrebbe non riuscire a formulare giudizi imparziali, col rischio di inficiare tutto il percorso d’aiuto.
Col termine dispatia, proposto dallo psichiatra J.L. González, ci si riferisce al rifiuto o all’incapacità di condividere le emozioni e i sentimenti degli altri. Non si tratta di un sinonimo di indifferenza, ma di un’azione che ha l’obiettivo di impedire che le emozioni altrui creino un disagio psichico in noi.
Infine, il concetto di empatia negativa implica il non riuscire ad empatizzare con gli altri a causa delle proprie emozioni, che impediscono, talvolta a causa di qualche evento traumatico del passato, di porsi in ascolto attivo verso l’altro.
È grazie all’empatia che possiamo sentire e comprendere le emozioni, gli intenti, i pensieri e i bisogni degli altri e poter offrire loro un eventuale supporto adeguato; ci permette di capire con maggiore chiarezza la percezione che creiamo negli altri con le nostre azioni e le nostre parole e di costruire efficacemente le relazioni interpersonali.

LE BASI BIOLOGICHE DELL’EMPATIA

Le componenti dell’empatia sono state per la prima volta individuate dalla psicologa americana Norma Feshbach e sono le seguenti:
– capacità di comprendere e decodificare gli stati emotivi degli altri e i loro bisogni
– capacità di assumere la prospettiva e il punto di vista dell’altro
– capacità di rispondere affettivamente e correttamente alle emozioni degli altri.
Solo recentemente sono state scoperte le basi biologiche dell’empatia: negli anni Novanta alcuni ricercatori, guidati da Giacomo Rizzolatti, presso l’Università di parma, hanno scoperto l’esistenza di un gruppo di neuroni altamente specializzati e presenti nella parte rostrale della corteccia ventrale premotoria, che si attivano in occasione di movimenti specifici. Questi sono stati poi denominati neuroni specchio.
Studiando un gruppo di macachi, i ricercatori hanno scoperto che la parte del cervello deputata a pianificare un’azione si attiva anche nel vedere un altro individuo compiere la stessa azione: in pratica, quando osserviamo una persona compiere un’azione, si attivano circuiti cerebrali che normalmente si attivano durante l’esecuzione di quelle stesse azioni. Tutto ciò fornisce un grande contributo alla comprensione in merito alla nostra capacità di entrare in relazione con gli altri, di cogliere il significato delle azioni altrui, di imitarle e di comprenderne le intenzioni.
È dunque l’attivazione di questo processo che ci permette di cogliere il vissuto dell’altro in maniera immediata.
Ed è sempre negli anni Novanta che si inizia a parlare di “intelligenza emotiva”, ovvero quella capacità di relazionarsi con gli altri con empatia.

Se ciò che io dico risuona in te,
è semplicemente perché siamo entrambi
rami di uno stesso albero.
(William Butler Yeats)

MISURARE L’EMPATIA

L’empatia è un costrutto abbastanza complesso da valutare, tuttavia esistono diversi strumenti che permettono di misurare le capacità empatiche di una persona. Tra questi:
– Empathy scale: questa scala si basa sulla misurazione di 4 aspetti principali (autoconsapevolezza;
buon carattere; anticonformismo; sensibilità);
– Questionnaire Measure of Emotional Empathy (QMEE): questo questionario valuta la reazione empatica alle esperienze affettive degli altri, sia positive che negative.

EMPATIA E PATOLOGIE

La diminuzione delle capacità empatiche può essere associata a disturbi o patologie.
Per esempio, nei pazienti affetti da schizofrenia si denota un deficit di empatia e di riconoscimento delle emozioni altrui.

I pazienti antisociali manifestano un basso livello di empatia (in alcuni casi addirittura assente), nonostante la loro capacità di riconoscere le emozioni altrui, come per esempio la paura, risulti preservata.
Nel disturbo Narcisistico di personalità, tra gli elementi distintivi, oltre ad un’idea grandiosa del sé, troviamo sicuramente la mancanza di empatia, ed è proprio questa carenza a non far comprendere come anche gli altri abbiano propri desideri e sentimenti (e così il narcisista pone di fronte ai bisogni degli altri sempre e solo i suoi).
Diverse sono le opinioni che riguardano il disturbo Borderline: le difficoltà manifestate nelle relazioni interpersonali potrebbero essere dovute anche a difficoltà nella sfera empatica, mentre studi recenti (Guttman and Laporte, 2000; Lynch et al., 2006) evidenziano che nel disturbo borderline vi sarebbe una risonanza esagerata con lo stato mentale dell’altro, determinata da una dissociazione tra le componenti affettive e cognitive dell’empatia.

L’IMPORTANZA DELL’EMPATIA

L’empatia è senza dubbio un’abilità sociale fondamentale, grazie alla quale si possono porre le basi di una comunicazione efficace, perché è proprio grazie a questa capacità che possiamo accedere al mondo interiore di chi ci circonda, migliorando notevolmente le nostre relazioni interpersonali.
Nel libro “Empatia. Perché è importante e come metterla in pratica”, Roman Krznaric afferma che “la parola empatia è sulla bocca di tutti. Viviamo in un mondo così iper-individualistico che le nostre capacità di provare empatia stanno rapidamente diminuendo. Basti pensare che, secondo studi recenti, negli Stati Uniti i livelli di empatia sono crollati del 50%.
La nostra incapacità di capire il punto di vista degli altri, le loro esperienze e i loro sentimenti è alla base del pregiudizio, del conflitto e della disuguaglianza. L’empatia è l’antidoto di cui abbiamo bisogno.”

La compassione e l’empatia per il più piccolo degli animali
è una delle più nobili virtù che un uomo possa ricevere in dono.

(Charles Robert Darwin)

 

di Elena Pane