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Hai gli occhi chiusi, qualcuno ti tiene per mano mentre attraversi un ponte tibetano. Ti fidi che con la sua guida manterrai l’equilibrio ed arriverai dall’altra parte indenne.

La Fiducia Cieca è protagonista di questo scenario: l’assoluta certezza di potersi fidare del prossimo, e che le sue attenzioni siano garanzia sufficiente per il nostro personale benessere.

Ora immaginiamo una scena diversa:

Hai gli occhi ben aperti, devi attraversare un ponte tibetano! La guida davanti a te indica le assi più deboli, ma non ti fidi dei suoi consigli. Devi controllare di persona ogni tuo passo.

In questo esempio regna la Non-Fiducia: non riteniamo affidabili le indicazioni altrui, solo il nostro giudizio personale può garantire il nostro successo e benessere.

Possono sembrare esempi lontani, ma ogni giorno sul posto di lavoro, in famiglia o nelle relazioni scegliamo se concedere fiducia alle persone che abbiamo intorno e basiamo decisioni sui consigli che riceviamo.

Nel caso della Fiducia Cieca ci affidiamo completamente al prossimo, tanto da annullare il nostro senso critico e la capacità di giudizio. È una scelta coraggiosa: tutta la responsabilità è delegata all’altra persona che diventa garante del successo di entrambi, ma è anche una scelta rischiosa: potremmo incontrare persone in mala fede, ma anche chi vuole davvero il nostro bene è soggetto a sbagli ed errori. Errori che possono diventare molto difficili da accettare se, offuscato il nostro senso critico, ci aspettavamo che l’altro ci avrebbe portato al successo.

La Non-Fiducia è l’antitesi della Fiducia Cieca: il nostro giudizio è sempre allerta e vogliamo controllare tutto di persona. Diamo per scontato che l’altro abbia commesso degli errori, che non sia capace o, addirittura, che stia agendo solo per fini personali. È un approccio molto cauto in cui ogni scelta e opinione vengono messe in discussione. L’unica persona di cui ci fidiamo siamo noi stessi. La Non-Fiducia tuttavia ha degli importanti svantaggi: richiede moltissime energie, poiché non possiamo attingere da fonti esterne per raccogliere informazioni e, soprattutto, ci preclude l’accesso ad un bacino di risorse inestimabile: l’esperienza degli altri.

Ed allora come fare a bilanciare questi due estremi? La risposta si chiama Fiducia Vigile ed è il punto di equilibrio tra questi due modelli.

Restare in Fiducia Vigile significa dare libertà di espressione e di dare consigli alle persone che abbiamo intorno, valutando con occhio, appunto, vigile le proposte che ascoltiamo. Ogni volta potremo decidere se è sensato affidarsi a loro oppure no. Restare in Fiducia Vigile significa anche ascoltare allo stesso modo chi in passato si è dimostrato degno di fiducia e chi non lo è stato, perché da entrambi potrebbero arrivare dei consigli utili. Starà a noi valutarne la bontà a seconda della situazione.

Applicando la Fiducia Vigile sul ponte tibetano i nostri occhi saranno aperti ed ascolteremo i consigli di chi ci precede. Sarà tuttavia il nostro giudizio a stabilire dove è meglio appoggiare il peso per attraversare il ponte.

Dare fiducia è come stare in equilibrio. Bisogna continuamente valutare la situazione ed adattarsi di conseguenza. Restando fermi in una sola posizione rischiamo di cadere.

 

Davide Nale