Da anni lavoro con minori disabili inseriti nella scuola pubblica e in tutti gli incontri di rete (con insegnanti, specialisti, genitori, educatori, assistenti sociali, ….) ho sempre sentito tanto parlare di quanto i compagni di classe siano stimolo e aiuto per l’alunno disabile.
E per gli altri? I “così detti” normodotati? Il disabile che contributo dà?
A questa domanda mi ha risposto mia figlia quando era alle elementari….
La maestra di matematica aveva dato come compito di ricercare opere di artisti famosi che usavano la geometria come base della loro creatività e di provare a riprodurne qualcuna. Avete presente i mandala o opere di Paul Klee o Escher? Ora, tra le altre, mia figlia aveva scelto un opera di un artista che usava tubi luminosi che si incrociavano creando quadrati e rettangoli sovrapposti e la sua idea è stata di riprodurre quest’opera con le cannucce colorate.
L’impresa è stata ardua perché tra ritagliare le cannucce, piegarle, cercare di attaccarle al foglio (vi assicuro che la colla non è sufficiente!) il lavoro si è protratto per tutto il pomeriggio.
Esausta, dopo diverse ore le chiedo:
“Ma non potevi usare le matite colorate e disegnare direttamente su foglio??”.
La sua risposta è stata spontanea e diretta:
“Ma come fa poi il mio compagno cieco a capire com’è l’opera”.
Con questa semplice frase ha spiegato tutto: il suo compagno, con le sue caratteristiche, le ha aperto la mente e la fantasia, le ha fatto ipotizzare varie soluzioni e lei ha scelto quella che le sembrava più congeniale, l’ha fatta sperimentare con materiali, scoprendo anche che a volte gli esperimenti falliscono (vedi la colla) e bisogna inventarsi altre soluzioni. In una parola le ha reso la mente flessibile, compito che nemmeno la maestra e noi genitori potevamo sperare di ottenere così precocemente!!
I compagni imparano ad essere più sensibili
Da allora ho sempre cercato di capire nelle varie situazioni e nelle varie disabilità, il contributo che questi ragazzini possono dare alla classe e il risultato è sempre stato sorprendente (confermato anche dalle insegnanti): i compagni infatti non solo imparano ad essere maggiormente sensibili, ma ipotizzano, progettano e creano per trovare un linguaggio comune (soprattutto dove non c’è parola), per relazionarsi (anche solo col gioco) e spesso risultano maggiormente capaci di attenzione e capacità d’attesa. Insomma un beneficio per tutti!
Silvia Pallavera