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Esiste un limite di età per lavorare su di sé? Si può essere troppo vecchi per cambiare qualcosa?

Le ricerche ci dicono che l’anzianità è per eccellenza l’età dei bilanci e delle riflessioni. È il periodo della vita in cui si ha la maggior predisposizione a fermarsi ed ascoltarsi.

Eppure ancora in molti sono convinti che l’invecchiamento porti con sé solo perdite.

In realtà, le perdite a livello fisico, cognitivo e relazionale, per quanto effettive, diventano terreno per far nascere nuove strategie e nuove competenze, con lo stesso meccanismo di adattamento che ognuno di noi mette in atto per tutto l’arco di vita. Uno dei più grandi studiosi di psicologia dell’invecchiamento, Paul Baltes, ha elaborato la teoria SOC (Selezione, Ottimizzazione, Compensazione) per descrivere questo meccanismo, che risulta essere il modo più funzionale di affrontare la terza età. Poiché sono presenti limitazioni, l’anziano dovrebbe rivalutare le proprie priorità e scegliere solo gli obiettivi che ritiene necessari (Selezione); una volta compiuta la scelta, ottimizzare tutte le sue risorse per raggiungere quegli obiettivi (Ottimizzazione); infine individuare strategie nuove per raggiungere lo stesso risultato (Compensazione).

Un buon esempio è rappresentato dal pianista Arthur Rubinstein, il quale all’età di 80 anni, in un’intervista in cui gli venne chiesto come riusciva ancora a suonare in maniera così eccelsa il piano, rispose: Innanzitutto non suono più tutto il repertorio di prima (Selezione); suono alcuni brani e cerco di esercitarmi in essi (Ottimizzazione) e per contrastare la perdita nella velocità meccanica, cerco di suonare le parti lente in maniera ancora più lenta così che le parti veloci sembrano ancora più veloci. (Compensazione)”. Un altro esempio è dato dalle molte persone che, una volta in pensione, iniziano a dedicarsi ad attività che finora avevano rimandato per mancanza di tempo, come viaggiare, intraprendere un corso di ballo, impegnarsi nel volontariato, ecc.

È chiaro che, quando parliamo di anziani, dobbiamo considerare che all’interno della categoria sono presenti fasce di età tra loro diversissime: i giovani anziani (65-74 anni), gli adulti anziani (75-84 anni), gli anziani veri e propri (85-94 anni) e i grandi anziani (oltre i 95 anni). Ogni fascia ha le sue peculiarità e richiede un’attenzione unica. Inoltre, la soglia dell’anzianità continua ad essere posticipata con l’allungamento dell’aspettativa di vita e il miglioramento della sua qualità. Essere anziani oggi è molto diverso rispetto a 10, 20 o 30 anni fa. Questo ci dice che abbiamo a che fare con una fase estremamente complessa, in continua evoluzione e che, allungandosi, richiede necessariamente nuovi e continui adattamenti.

L’invecchiamento può regalarci nuove prospettive e nuovi stimoli, ma per essere affrontato con serenità, necessita di una cura particolare, non solo a livello fisico, ma anche a livello di benessere psicologico. Perché sia sano e funzionale richiede ladozione di una prospettiva nuova (modello SOC), uno stile di vita salutare (alimentazione, esercizio fisico, ecc.) e la presenza di risorse esterne. Ciascuno di questi elementi preso singolarmente non basta: è la combinazione dei tre che porta ad uninvecchiamento di successo, caratterizzato da bassa probabilità di malattia, buon livello di funzionamento fisico e cognitivo, benessere emotivo e partecipazione alla vita sociale e relazionale.

Alcuni studiosi hanno messo a confronto l’adolescenza e l’anzianità, identificandole come le due fasi di vita che richiedono maggiore rinegoziazione, soprattutto per il ruolo che il corpo, ed in particolare il suo cambiamento, svolge a livello di identità e immagine di sé. Sono due fasi speculari sotto molti aspetti: l’una segna l’inizio, l’altra la fine relativamente all’autonomia, al mondo del lavoro, all’investimento relazionale, alla riproduzione, e così via. La stessa attenzione e delicatezza dedicata agli aspetti psicologici dell’adolescenza è necessaria quando ci troviamo di fronte al tema dell’invecchiamento. L’anziano, in qualunque fase si trovi, merita un adeguato sostegno e la possibilità di fermarsi ad ascoltare i propri sentimenti ed emozioni. Questo risulta particolarmente prezioso nel processo di rinegoziazione del limite delle proprie autonomie, capacità, investimenti futuri e nel difficile compito di lasciare andare.

Il tempo dissolve il superfluo e conserva lessenziale.

(Alejandro Jodorowsky)

dott.ssa Giulia Mapelli