Come dice il nome, il disturbo ossessivo-compulsivo è un disturbo caratterizzato dalla presenza di ossessioni e compulsioni. Tale disturbo colpisce circa il 2% della popolazione in qualche momento della vita. La persona che soffre di disturbo ossessivo-compulsivo si sente spesso obbligata ad agire o pensare in modo problematico (ad esempio continuandosi a chiedere se ha chiuso o no la porta di casa, anche se ha già controllato più volte che la porta fosse chiusa) e per questo cerca di contrapporsi e di resistere. Nonostante cerchi di contrastare e nascondere le sue azioni o i suoi pensieri, questo sforzo non la aiuta affatto a modificare il proprio comportamento, anzi spesso addirittura lo peggiora e lo aumenta.
I principali trattamenti per il disturbo ossessivo-compulsivo includono i farmaci che agiscono sulla serotonina e la terapia cognitivo-comportamentale. Tuttavia, un gran numero di persone non tollera gli effetti collaterali dei farmaci, tra cui la disfunzione sessuale, o ha difficoltà a portare a termine un trattamento di terapia cognitivo-comportamentale per questo tipo di disturbo, ad esempio perché le tecniche che questo approccio richiede vengono talvolta percepite dai pazienti come troppo impegnative e faticose.
Proprio per questo l’utilizzo di tecniche di mindfulness si sta rivelando sempre più diffuso tra gli psicoterapeuti che trattano il disturbo ossessivo compulsivo. La mindfulness può essere descritta come l’abilità di diventare più consapevoli e di rimanere in contatto in modo accogliente e non giudicante con i nostri pensieri, emozioni e sensazioni, anche quando sono sgradevoli.
Un recente studio afferma che oggi un buon numero di psicoterapeuti affianca la propria pratica clinica con pazienti con disturbo ossessivo-compulsivo con tecniche di mindfulness e interventi improntati sull’accettazione. Hertenstein e colleghi nel 2012 sono stati tra i primi a indagare qualitativamente le esperienze soggettive di 12 pazienti con disturbo ossessivo che hanno partecipato ad un programma di terapia cognitiva basata sulla mindfulness. A seguito delle 8 settimane di intervento, due terzi dei partecipanti avevano riportato una diminuzione dei sintomi del disturbo ossessivo-compulsivo, oltre ad un aumento dell’abilità dello stare nel presente.
In uno studio più recente, Key e colleghi della Clinica per la Ricerca e il Trattamento dell’Ansia di Hamilton in Canada si sono focalizzati sugli effetti dell’aggiunta di un percorso di Terapia Cognitiva basata sulla Mindfulness a un percorso di terapia cognitiva tradizionale. Rispetto a un gruppo di controllo che non ha ricevuto le indicazioni alla pratica della mindfulness, il gruppo indirizzato alla terapia cognitiva basata sulla mindfulness ha mostrato una significativa riduzione dei sintomi ossessivi e compulsivi. Inoltre, il gruppo che ha praticato la mindfulness ha mostrato, al termine del periodo di trattamento, una significativa riduzione dei sintomi ansiosi e di umore depresso, oltre che un aumento dell’abilità di essere maggiormente presenti e più accoglienti rispetto alle proprie emozioni.
Certamente i risultati di questi studi devono essere considerati con cautela in attesa di repliche indipendenti. Tuttavia, appaiono di per sé molto incoraggianti. E’ interessante notare anche che il miglioramento osservato nei pazienti indirizzati al gruppo di mindfulness sarebbe possibile proprio grazie all’aumentata abilità di stare in contatto con le proprie sensazioni e pensieri sgradevoli in modo meno giudicante e meno reattivo. Paradossalmente, anche nel caso dei sintomi ossessivi, sembra trovare riscontro quanto osservato anche in altri disturbi psicologi: proprio quando smettiamo di lottare contro qualcosa che ci appare inaccettabile e insostenibile, la sofferenza inizia a ridursi e si inizia a uscire dalla gabbia delle proprie preoccupazioni.
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Alberto Chiesa