La mindfulness può essere definita come la consapevolezza che emerge dall’atto di prestare attenzione, intenzionalmente e in modo non giudicante, all’esperienza del momento presente, momento dopo momento. Ad oggi sempre più persone praticano la mindfulness partecipando a percorsi di meditazione di gruppo della durata di circa due mesi quali la Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness e la Terapia Cognitiva basata sulla Mindfulness, oppure partecipando a ritiri di mindfulness la cui durata può variare da poche ore a diversi giorni. Tutti questi metodi si sono dimostrati utili per molti disturbi come l’ansia, il panico, la depressione, il dolore cronico e la gestione dello stress. Ma che dire degli effetti della mindfulness su un problema che spesso può affliggere tutti quanti, soprattutto nei periodi di stress, come il calo dell’attenzione e della concentrazione?
Uno degli studi metodologicamente più rigorosi volti ad investigare gli effetti della Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness sulle diverse componenti dell’attenzione menzionate in precedenza è stato pubblicato alcuni anni fa da Amishi Jha e colleghi dell’università della Pennsylvania. In questo studio, 34 soggetti che non avevano alcuna precedente esperienza di meditazione vennero indirizzati ad un corso di Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness o ad una lista d’attesa. Un ulteriore gruppo di 17 soggetti esperti di meditazione venne inoltre valutato prima e dopo un ritiro di meditazione di mindfulness della durata di un mese.
Al fine di misurare le diverse costituenti dell’attenzione, gli autori utilizzarono l’Attention Network Test, un test neuropsicologico volto a valutare l’attenzione sostenuta (protratta nel tempo), la capacità di concentrarsi (attenzione selettiva) e l’attenzione esecutiva (cioè la capacità di mantenere l’attenzione su uno specifico stimolo tra numerosi altri possibili stimoli distraenti). In accordo con l’ipotesi degli autori, i soggetti che parteciparono al gruppo di Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness mostrarono, rispetto al gruppo indirizzato alla lista d’attesa, un significativo miglioramento dell’attenzione selettiva (concentrazione) dall’inizio al termine del corso, suggerendo che le già poche settimane di pratica di mindfulness possano aiutare il praticante a sviluppare l’abilità di concentrarsi.
Gli autori osservarono inoltre che all’inizio dello studio i meditatori esperti mostravano una migliore attenzione esecutiva rispetto ai novizi. Erano, cioè, maggiormente in grado di non farsi disturbare da stimoli distraenti rispetto ai soggetti di controllo. Tuttavia, quando i 17 soggetti che completarono il corso di Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness vennero paragonati ai meditatori esperti che avevano portato a termine il ritiro di mindfulness della durata di un mese, non si osservò più alcuna differenza significativa. Tali risultati suggeriscono che l’attenzione esecutiva potrebbe essere un’abilità che si sviluppa già nelle fasi iniziali della pratica della mindfulness, anche in poche settimane, e che tali miglioramenti possono essere stabilizzati nel tempo col proseguire della pratica. Infine, i meditatori già esperti indirizzati al ritiro di mindfulness della durata di un mese mostrarono, al termine del ritiro, un significativo miglioramento rispetto agli altri due gruppi della capacità di sostenere l’attenzione anche per lunghi periodi di tempo (attenzione sostenuta).
Risultati simili sono stati osservati più di recente in uno studio pubblicato da Richard Chamber e colleghi dell’università di Melbourne in Australia. Tali autori hanno paragonato 20 soggetti senza precedente pratica meditativa indirizzati ad un breve ritiro di mindfulness della durata di 10 giorni con altri 20 soggetti di controllo, anch’essi senza precedente esperienza di meditazione. Al termine dello studio, coloro che avevano partecipato al ritiro mostrarono un significativo aumento dell’attenzione sostenuta rispetto al gruppo di controllo, suggerendo, assieme ai risultati del precedente studio, come tale abilità attentiva possa incrementarsi fin dall’inizio delle pratiche di mindfulness e migliorare ulteriormente col progredire della pratica.
Studi caso-controllo, volti, cioè, a paragonare gruppi di meditatori esperti di pratiche di mindfulness con soggetti non meditatori comparabili per età, genere ed altre variabili socio-demografiche, hanno largamente confermato i risultati osservati negli studi prospettici fino a qui menzionati. Tali studi hanno inoltre permesso di osservare una correlazione positiva tra gli anni di pratica meditativa e la quantità di pratica quotidiana da un lato e l’entità delle capacità attentive dall’altro. Altri studi ancora hanno mostrato che brevi ritiri di mindfulness così come corsi di mindfulness quali la Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness possono avere significativi benefici sulla memoria, sulla fluenza verbale e sull’abilità di rievocare dettagli specifici di un dato evento o situazione.
Di particolare importanza è il fatto che, negli studi che hanno valutato se il miglioramento delle abilità cognitive fosse correlato ad un miglioramento di particolari variabili cliniche, si è trovato largo supporto per questa ipotesi. Nel già citato studio condotto da Chambers e colleghi, ad esempio, gli autori osservarono una correlazione tra i miglioramenti delle funzioni attentive osservate nel gruppo di meditatori e una riduzione della sintomatologia depressiva e ansiosa, così come un incremento delle emozioni positive soggettivamente percepite.
In un altro studio volto a valutare gli effetti sulla memoria a breve termine di un corso di mindfulness largamente ispirato alla Riduzione dello Stress basata sulla Mindfulness su un campione di militari prossimi alla partenza per una missione, si osservò che in coloro che avevano praticato maggiormente, la memoria a breve termine non si era deteriorata, al contrario di coloro che avevano praticato meno e dei soggetti del gruppo di controllo indirizzati alla lista d’attesa. Inoltre, una maggiore pratica di mindfulness e il miglioramento della memoria si associavano a più bassi livelli di emozioni negative e a più alti livelli di emozioni positive soggettivamente percepite.
Globalmente, questi risultati sono in accordo con le riflessioni teoriche proposte da diversi autori secondo cui la riduzione dell’eccessivo proliferare della mente che si osserva a seguito delle pratiche di mindfulness possa portare ad un migliore utilizzo delle proprie risorse cognitive volto ad un migliore adattamento alle richieste che continuamente la vita ci pone. E’ interessante notare che i miglioramenti in tali funzioni cognitive sembrerebbero associarsi ad una riduzione delle emozioni negative e a un incremento delle emozioni positive soggettivamente percepite. Tutto questo a sostegno del fatto di quanto sia importante avere una mente allenata e di come la meditazione di mindfulness potrebbe essere largamente di aiuto a questo scopo, ricordando le parole del Buddha in quale affermava che “agitata e ondeggiante è la mente, difficile da controllare, difficile da governare, ma il saggio (colui che si dà alla pratica della meditazione: n.d.a.) la dirige come l’arciere fa con la freccia”.
Vi consiglio di approfondire con questo articolo.
Alberto Chiesa