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Ognuno di noi nella propria vita si trova a dover fare i conti con numerose scelte da prendere e attività da svolgere. Ognuna di queste ci richiede sforzi differenti, sia in termini di energia fisica, sia in termini di fatica cognitiva ed emotiva.

Procrastinare ci consente di allontanare nel tempo tali sforzi, permettendoci di godere maggiormente del presente. Possiamo descrivere la procrastinazione come un meccanismo difensivo che ci permette di ritardare una fatica e sfuggire da una situazione che ci appare difficile.

Ci è utile questo meccanismo? Assolutamente sì, ma…

Pensiamo ad un uomo della preistoria che si allontana dai propri compagni per lavarsi al fiume e che ad un certo punto incontra un mammut tutto solo, intento a dissetarsi poco più in là.

Immaginiamo che quest’uomo inizi a pensare: “Ammazza che bel mammuth! Devo radunare i miei compagni in modo da preparare le lance per l’attacco, però prima devo assolutamente farmi un bagno al fiume perché puzzo e poi devo finire quella bella serie di incisioni rupestri che avevo cominciato sta mattina. Poi glielo dico, giuro! Ah no, perché dopo farà buio! Vabeh, domani! Glielo racconterò domani. Oggi non è il caso, troppe cose da fare!”. Addio mammut! L’indomani quelle sei tonnellate di carne se ne saranno placidamente andate via.

La pigrizia che ci assale di fronte ad attività e decisioni importanti e che ci porta a ritardare l’azione, o addirittura a inibirla definitivamente, ha spesso a che fare con l’emozione della paura. Quest’ultima può essere legata al fallimento, alla fatica intrinseca dell’azione stessa, ma può essere anche una paura legata alle conseguenze del proprio successo.

In che senso scusa? Beh a volte a farci paura è proprio il successo. Questo talvolta porta con sé delle responsabilità che ci sembrano troppo grandi e spaventose. Se riesco ad ammazzare il mammut oggi, gli altri potrebbero aspettarsi da me che in futuro sarò sempre io ad occuparmi delle bestie di grossa taglia. Questo potrebbe essere molto gratificante per alcuni, ma altri potrebbero viverselo come una terribile condanna.

Okay, però non perdiamoci. Se è vero che da un lato, alcuni di noi tendono a procrastinare e a venire talvolta giudicati come pigri, poco produttivi o inaffidabili, altri di noi invece probabilmente tenderanno maggiormente a pre-crastinare. Cioè?

Lo psicologo David Rosenbaum e i suoi colleghi hanno ideato una serie di esperimenti in cui invitavano alcuni studenti ad eseguire il compito che ritenevano più semplice tra due opzioni: spostare un secchio leggero per un lungo tragitto o un secchio pesante per un tragitto breve, variando però la distanza tra i secchi e i soggetti dell’esperimento. Gli autori si aspettavano che in generale i partecipanti preferissero portare il secchio pesante per la distanza più breve possibile. In realtà si è osservato che in generale i soggetti tendevano a prendere il secchio più vicino a sé ma più lontano dal punto finale, eseguendo così, NON il compito meno lungo, NON il compito meno faticoso fisicamente, ma quello che sarebbe terminato prima a partire dal VIA dello sperimentatore, anche a costo di una maggiore fatica fisica.

In un secondo esperimento è stato chiesto ai partecipanti di trasportare due pesanti secchi pieni di acqua da un punto ad un altro, con la possibilità di scegliere se portarne uno alla volta o tutti e due insieme. Come prevedibile, alla luce del precedente esperimento, la maggior parte dei partecipanti ha optato per il doppio secchio, anche a costo di una maggiore fatica fisica.

Gli psicologi definiscono questo meccanismo come precrastinazione e lo descrivono come “la tendenza ad eseguire troppo presto ciò che potrebbe essere fatto meglio più tardi” oppure come “la tendenza a eseguire compiti alla prima opportunità, anche se questo comporterà dei costi extra futuri”.

Tornando all’esempio del mammut, è un po’ come se il nostro uomo, pur di non “perdere” tempo a tornare indietro all’accampamento, avvisare i compagni e organizzare l’attacco, si scagliasse da solo contro il mammut per levarsi subito il problema, col rischio collaterale (molto alto) di rimetterci le penne.

Visto che nella vita di tutti i giorni nessuno di noi si trova nella situazione di dover abbattere un mammut, forse è il caso di considerare altri esempi.

 

  • Interrompere conversazioni. Ti è mai capitato di intervenire durante una conversazione dicendo qualcosa che non c’entrava nulla con ciò di cui si stava parlando, per paura di dimenticarlo?

 

  • To-do-list di scarsa priorità. Si comincia la giornata affrontando le piccole incombenze presenti sulla lista perché sono le più semplici da portare a termine ed è bello spuntarle in fretta. Peccato che abbiamo sprecato la migliore energia per eseguire i compiti più semplici e ora ci rimangono quelli più complessi da affrontare nel momento della giornata in cui abbiamo meno energia, concentrazione e più distrazioni.

 

Quindi che si fa?

  • Liste! Possiamo crearci una lista di attività e sottolineare quelle ad alta priorità. Se ci rendiamo conto che alcune di queste ci spaventano, possiamo scriverle nella lista scomponendole in sub-attività. Svolgiamo poi le attività considerando la loro priorità e il nostro livello di stanchezza previsto. Ricordiamoci che le attività non hanno tutte la stessa priorità. Il messaggio Whatsapp della nostra amica potrà aspettare se in quel momento siamo concentrati su un task ad alta priorità. Lo stesso discorso vale per i regali di Natale, l’organizzazione delle vacanze, la notifica di Instagram, la lavatrice ecc.

 

  • Delega! Thomas Edison, riferendosi ai numerosi tentavi effettuati prima di inventare la lampadina commercializzata in seguito su larga scala, disse: ”Non ho fallito. Ho solamente provato 10.000 metodi che non hanno funzionato.”.

 

Senza nulla togliere alla genialità di questo personaggio, i 10 mila tentativi che non hanno funzionato, erano stati effettuati dal laboratorio di ricerca Menlo Park e non da Edison in persona. Delegare è un’abilità preziosa che alcuni di noi dovrebbero imparare a coltivare. Ci permette di non perdere tempo ed energie in attività che ci allontanerebbero dai nostri reali interessi.

Se questo argomento ti ha interessato, ti invito a dare un’occhiata anche al TED di Adam Grant (clicca qui) in cui spiega in maniera simpatica come procrastinazione e precrastinazione sono legate a creatività, pensiero divergente e originalità delle persone. Il filmato è in inglese, ma puoi attivare i sottotitoli in italiano.

https://www.ted.com/talks/adam_grant_the_surprising_habits_of_original_thinkers?utm_campaign=tedspread&utm_medium=referral&utm_source=tedcomshare