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L’intervento sulle relazioni familiari mira a modificare le proiezioni dei genitori sul loro bambino, tende alla trasformazione delle rappresentazioni disfunzionali che i genitori hanno di se stessi e del loro bambino per liberarle dagli effetti potenzialmente patologici del passato sul comportamento presente: il destino si può curare.

Obiettivo della psicoterapia familiare infatti sono i conflitti centrali irrisolti di mamma e papà che hanno percorso inalterati le loro vite e si sono depositati intatti nella vita della nuova generazione passando attraverso gli stili interattivi e di accudimento: questo meccanismo si può definire “trasmissione intergenerazionale della sofferenza”.

Lo strumento che si utilizza in psicoterapia familiare per produrre modificazioni relazionali è la presa di coscienza delle suddette proiezioni, attraverso la quale si scioglie il legame confusivo passato-presente e si permette un’esperienza emotiva nuova e funzionale.

La compresenza dei membri familiari in terapia diventa fondamentale per riattualizzare i ricordi – proiezioni dei genitori, per evocare affetti e sentimenti altrimenti inevocabili.

Il ricordo affiora su presenze reali: non è sufficiente la narrazione, c’è bisogno di un contesto attuale simile al passato per evocare efficacemente la memoria. La quotidianità riconduce costantemente ai ricordi della propria storia e così tali ricordi si possono elaborare e rimodellare sulla base del significato attuale dell’esperienza: ecco che il destino si può curare.

Tale cura che trasforma le rappresentazioni modifica anche il comportamento reale ed attuale e sotto certi aspetti il sentimento del passato … e il destino si può modificare proprio nel contesto della psicoterapia familiare, in quel setting di mutualità psicologica che condivide la famiglia.

Riferimento bibliografico: Cramer B. “Intervention therapeutiques breves avec parents et enfants” in Lavorare con la famiglia (Olga Cellentani), Franco Angeli 2001.

Elena Mulone