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Esiste una contraddizione apparente tra l’ormai consolidata appropriazione della sessualità da parte del mondo femminile e l’alta percentuale di persone di sesso maschile, anche giovani, che si rivolgono alla prostituzione.

Se da una parte c’è la possibilità di viversi una sessualità emotivamente coinvolgente, piena, appagante, ludica e gratuita con una donna perché rivolgersi ad una sessualità veloce, meccanica, limitata e per giunta a pagamento?

E’ evidente che la motivazione di base, conscia o inconscia, non è la sessualità.

Questo poteva valere fino alla metà del secolo scorso, quando troppe donne erano ancora sottomesse ad una cultura patriarcale e non si concedevano il piacere della sessualità e del loro corpo, restringendola ad una funzione procreativa o di “dovere coniugale”.

Fortunatamente, ora per la maggior parte delle donne, ciò è preistoria.

E quindi, se non per il sesso, perché?

Intervistando numerosi uomini sull’argomento, emergono due motivazioni basilari.

Nella prestazione a pagamento l’uomo non ha “l’impegno” di una relazione, benché minima, è esonerato da un incontro/confronto anche sul piano emotivo.

L’altro elemento è il denaro, il fattore economico lo metto su un piano “superiore”, non è uno scambio alla pari e l’altro può essere oggettificato.

Queste due motivazioni basilari, lontane anni luce dalla sessualità, sono probabilmente alla base dell’aumento notevole, che parte dagli USA, dell’acquisto di bambole gonfiabili sempre più simili nell’aspetto ad una donna vera.

Personalmente non credo di poter gioire di questo fenomeno che riduce la “fatica” dei rapporti interpersonali ma anche la loro ricchezza insostituibile, a favore di una meccanizzazione, uniformità ed astenia delle interazioni umane.

L’unica nota “positiva” nel caso delle robot-femmina è che chi le acquista per lo meno non favorisce il mercato della tratta delle schiave, a volte minorenni, che costituiscono una parte del mondo della prostituzione e, in questo caso, non arricchisce e diventa complice di uomini senza scrupoli, delle loro violenze e soprusi.

Dott.ssa Viviana Bosio