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Quando parliamo di tecnologia ci viene subito in mente quella che accompagna la vita di tutti i giorni (telefoni, tv, tablet, pc…), ma anche i Big Data o l’Internet Of Things o quella più innovativa e stupefacente del campo dell’AI e della robotica, che soprattutto negli ultimi anni ha conosciuto un notevole sviluppo.

In realtà, nel corso della nostra storia evolutiva, abbiamo conosciuto altre invenzioni tecnologiche, come per esempio la scrittura, la stampa o l’aritmetica.

Il cambiamento è un processo inevitabile: non esiste l’immutato, tutto cambia e, se non si va avanti, si retrocede; la tecnologia rientra quindi in questo percorso fisiologico verso l’innovazione, non esiste alternativa.

Ogni innovazione porta con sé cambiamenti di paradigma eccezionali, ridisegnando completamente e profondamente le nostre vite.

DUE FACCE DELLA STESSA MEDAGLIA

vantaggi dell’impatto tecnologico su di noi sono innumerevoli e l’abbiamo capito ancor di più dopo il periodo di emergenza sanitaria vissuto lo scorso anno: tutte le nostre attività si sono digitalizzate, dalla spesa ai regali di Natale, dalla scuola allo smart working, dall’ordine al ristorante fino all’allenamento in palestre virtuali.

Le relazioni non conoscono più distanze, un punto dall’altra parte del mondo è raggiungibile in pochi secondi e perfino la salute può essere monitorata a distanza da medici e psicoterapeuti.

L’uso di Internet, in particolar modo dei Siti di Social Networking (SSN), può essere concepito come un organo funzionale (Leont’ev, 1974) che potenzia o sostiene le abilità umane, “permettendo all’uomo di andare oltre i confini determinati dalle personali capacità fisico-mentali e raggiungere risultati altrimenti irrealizzabili.” (Gianluca Frozzi, Elvis Mazzoni)

Eppure, come ogni strumento, i pro e i contro dipendono dall’utilizzo che i soggetti ne fanno, e non sempre si riesce a farne un uso consapevole e ragionevole.

Uno degli effetti più noti è l’internet addiction disorder, un disturbo che implica un utilizzo del pc otto volte superiore al tempo di utilizzo medio; chi soffre di questa dipendenza ha ricadute sulla propria vita lavorativa e sociale, e le relazioni predilette sono quelle che si instaurano online.

Questa tipologia di interazioni è sicuramente di più facile gestione rispetto a quelle non virtuali, ma ciò può comportare una sempre maggiore difficoltà a relazionarsi con gli altri nella vita reale, soprattutto perché si rischia di ridurre le proprie capacità empatiche e di comunicazione.

In Giappone, ad esempio, è molto diffuso il fenomeno dei cosiddetti “Hikikomori” (=stare in disparte), termine con cui ci si riferisce a persone che si ritirano volontariamente dalla vita sociale, isolandosi anche per un tempo prolungato, con conseguenze molto negative come la perdita delle proprie competenze sociali e abilità comunicative.

Nella relazione face to face i canali della comunicazione si integrano fra loro, dando un’immagine del nostro interlocutore ben diversa da quella che ci si può costruire quando la comunicazione si limita ad una chat, dove si perde il canale non verbale.

Sebbene queste limitazioni siano state in parte colmate (per esempio è degli anni ’80 l’introduzione ad opera di Scott Fahlman della prima emoticon), quella virtuale è una comunicazione molto diversa da quella tradizionale.

I ragazzi che sono nati e cresciuti tra questa tecnologia hanno una capacità di interfacciarsi contemporaneamente con una molteplicità di stimoli: iperattività e multitasking sono stati elogiati per molto tempo, fino a quando ci si è resi conto che questo tipo di sovraccarico cognitivo non solo comporta maggiore distraibilità e superficialità, ma anche un abbassamento dell’attenzione e una notevole riduzione dell’efficienza della persona. Alcune ricerche hanno confermato che i disturbi dello sviluppo come l’ADHD sono associati ad un uso eccessivo della tecnologia.

Eppure gli stessi strumenti potenzialmente rischiosi fungono altresì da supporto, consentendo una crescente partecipazione delle persone con disabilità nei vari contesti, aprendo spazi sempre più ampi per la realizzazione di inclusione personale e professionale; un chiaro esempio è rappresentato dal progetto “Anffas in the cloud”, che ha previsto la realizzazione di uno strumento interattivo in grado di fornire un concreto supporto tecnologico all’apprendimento delle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale. La piattaforma è nata con l’obiettivo di consentire lo sviluppo, l’utilizzo e la condivisione da parte degli operatori, degli insegnanti e delle famiglie, di esercitazioni interattive da utilizzare in vari contesti di apprendimento.

In generale, l’utilizzo delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (TIC) nei contesti di apprendimento promuove la motivazione, la partecipazione e l’interazione degli studenti; tali strumenti consentono l’adattamento delle attività, favorendo i processi di individualizzazione e personalizzazione dei percorsi di apprendimento.

Un altro fronte importante è sicuramente quello lavorativo: sempre più aziende scelgono di utilizzare la tecnologia principalmente per la riduzione dei costi, per incrementare l’efficienza e l’automazione, con tutte le conseguenze che cambiano il mercato del lavoro, i sistemi di produzione e le competenze necessarie per inserirsi in questi nuovi scenari (con le implicazioni psicologiche e individuali che chiedono alle persone sempre più flessibilità, creatività e un valore aggiunto ben diverso da quello che per decenni è stato chiesto loro).

L’utilizzo dei Social Network apre poi una riflessione su ciò che oggi conta maggiormente: il focus principale tende a mettere in luce l’apparenza più che il nostro vero essere, con la conseguenza di utilizzare esclusivamente filtri e foto modificate o di costruire vite ad hoc da mostrare agli altri, prive di qualsivoglia parvenza di realtà. Per poi piombare nel silenzioso vuoto della disconnessione e sentirsi tutt’altro che appagati e felici.

Infine, tra gli altri effetti positivi vi sono la migliorata capacità decisionale (grazie soprattutto ai giochi online che richiedono un’analisi critica delle opzioni e una scelta su come agire in breve tempo), un miglioramento della creatività e, in generale, delle proprie capacità cognitive.

PAROLA CHIAVE: EQUILIBRIO

Numerosi sono i pro e i contro che possiamo annoverare quando riflettiamo sull’impatto della tecnologia sulla nostra persona.

Il bilancio è quindi un mix fra opportunità in termini di conoscenza, condivisione e sviluppo (in tutti i campi) e rischilegati alla dipendenza che ci fa allontanare sempre più dalla realtà e alla perdita di tutta una serie di capacità fondamentali.

La soluzione risiede nella consapevolezza e l’equilibrio diventa la chiave per raccogliere tutte le possibilità che la tecnologia ci offre, senza però farci sopraffare da tutto questo, ricordandoci che la tecnologia rimane pur sempre uno strumento che solo noi possiamo scegliere di utilizzare nel modo corretto.

Elena Pane